casa Giardo

Dalle profondità nascoste dei miei cassetti è saltato fuori questo adattamento a fumetti della serie tv  Spazio 1999, scritto e disegnato quando avevo circa 14 anni. Copertina realizzata a china e tempera, interni a pennarello, rilegatura con filo di lana, storia completa di 18 pagine! Beata gioventù! Click sull’immagine per ingrandirla.

Da ragazzo giocavo a calcio, come portiere. Il mio riferimento per il ruolo era il mitico Dino Zoff, contrapposto all’odiato (da me) Albertosi. Ecco perchè, quando dovetti inventare una striscia umoristica per il settimanale “Piemonte Sportivo” (era il 1989) nacque Paperosi, un portiere baffuto tutto papere.

Sono sopravvissuto alle feste (passate a casa a lavorare, giorno di Natale escluso), è tempo di dare qualche altra piccola anticipazione sul prossimo 250 di Nathan Never.

Non ho nulla da chiedere a Babbo Natale, se non che faccia il bravo e non mi porti via quello che ho avuto e che ho contribuito a costruire in questi anni: una famiglia, una casa, qualche buon amico, un lavoro che mi piace. Vabbè, ci sono gli acciacchi, ma finchè si riesce a superarli, che altro si può volere? Buone feste a tutti!

Sono talmente devoto al lavoro che d’ora in poi lavorerò inginocchiato! E’ arrivata la mia nuova sedia ergonomica, regalo di mia mamma non per Natale ma per il mio compleanno di sei mesi fa (il ritardo non è colpa sua, ci ho messo un po’ io a scegliere il regalo). Grazie mamma! La mia schiena e le mie gambe sapranno apprezzare!

… lavoro in pigiama.

Ringrazio pubblicamente ancora una volta l’insegnante di Italiano di mio figlio, per avergli affidato il compito di leggere un bellissimo libro, uno di quei titoli che diversamente forse non avrei mai conosciuto e letto. “Nel mare ci sono i coccodrilli” è la storia vera del viaggio travagliato di un ragazzino dell’Afghanistan, un clandestino alla fine approdato in Italia. Non ne farò una recensione, in rete ne potete trovare diverse, ma ve lo consiglio caldamente se volete capire, sorridere perfino, piangere e, soprattutto, riflettere.

Ecco le famigerate tavole con le quali nel lontano 1992 mi proposi come disegnatore alla Bonelli. Ci sarebbe tanto da dire su queste ingenue paginette, di come la loro storia sia legata ad un matrimonio, ad una casa nuova, ad un attacco devastante di emorroidi, ad una lettera mai spedita, all’unicità di un Editore che non c’è più. Ma adesso non ho tempo, devo disegnare Nathan, davvero. Intanto, fatevi due risate alle mie spalle.

Eccomi al tavolo da disegno con il sacchetto di ghiaccio sulla spalla malandata. Impeccabile tenuta da lavoro del fumettista acciaccato.

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